Avvertenza: questo post può generare vomito nei soggetti più sensibili (e non genitori)
Delle volte per renderci conto del mondo dell’abbondanza in cui viviamo e del livello di consumismo che c’è basta guardare le cose più semplici e piccole senza stare a guardare il WTO e scomodare i massimi sistemi. Vi raccontiamo un’esperienza con uno strumento di cui non sapevamo l’esistenza finchè Maia non ha preso il raffreddore: eravamo in Uruguay e la pediatra mi ha mandato a comprare un aspiratore nasale per aspirare i moccioli che lei non sa ancora tirare fuori da sola. E’ un tubo di plastica con due boccucce di vetro: una va nella bocca della mamma e l’altra nel naso del bebè, quest’ultima ha una specie di "rigonfiamento" dove si ferma il moccio aspirato. Dopo l’uso si lava, magari col alcool, e poi lo si riusa. Tornati in Italia Maia ha preso un’altra volta il raffreddore e anche qui la pediatra mi ha mandato a comprare l’aspiratore nasale. Io, convinta che quello italiano fosse migliore di quello "terzomondista" (visto che Maia odia quel affare), sono andata a comprarlo. Il funzionamento è lo stesso, solo che è tutto di plastica e la boccuccia che arriva nel naso del bebè va cambiata ogni volta dopo l’uso visto che contiene una spugnetta che si impregna del moccio. Ogni volta!!! Quanta produzione di plastica è? E quanti soldi vanno via se ogni scatola che contiene intorno ai 10 ricambi costa qualcosa come 5 euro?
Credo che in questo caso la non possibilità di comprare tante boccucce abbia prodotto qualcosa di più sensato e anche più ecologico! E se fosse poco devo anche dire che "tira" molto molto meglio dell’aspiratore italiano al quale gli manca un pò di forza, infatti anche una nostra amica con annessa figlia di tre anni (e quindi con grande esperienza di moccioli), che per evitare di comprare migliaia di ricambi toglie la spugna e riusa le boccucce dopo averle sterilizzate, ha invidiato la potenza del nostro "sacamocos"! 🙂