Senza ombra di dubbio queste tre parole non stanno molto bene messe insieme. Gli ultimi dieci giorni sono stati stressanti e dolorosi quanto il parto, ma fortunatamente siamo tornati tutte e tre a casa, come dire, quasi un secondo parto. E nello stesso ospedale.
Infatti a parte tutto devo dire che sono contenta della scelta che ho fatto durante il travaglio e al di là che sia lontano vale la pena. Al posto del Sant’Anna a Torino noi abbiamo preferito Moncalieri. Spiego un po’ perchè senza voler fare nessuna propaganda pro ospedaliera, anzi, sono per il parto in casa, ma quando proprio non si può o succedono cose fuori programma è preferibile conoscere le politiche di ogni reparto maternità.
Intanto a Moncalieri in caso di parto naturale si può andare via dopo due ore dalla nascita, e se c’è cesareo come nel mio caso allora dopo il terzo giorno ti dimettono se fai parte del programma di parto a domicilio del Sant’anna, programma che riconoscono pienamente.
Questa volta siamo tornate fuori Torino non tanto per scelta ma per necessità: un venerdi sera mi sono arrivate le terze mestruazioni dopo il parto ma erano molto molto dolorose e intense, veramente da travaglio di parto. Sono abituata alla mia luna che da quando ho quindici anni mi lascia a letto per due giorni ma questa volta era qualcosa che sorpassava di tanto la normalità. Lunedì sono finite le perdite ma il dolore continuava, partiva dall’ovaia sinistro e si estendeva in tutto il basso addome fino a prendere tutta la gamba e il piede. Tra altro il male dopo il cesareo c’è sempre stato, a periodi più o meno forte ma non mi sono mai sentita veramente bene. Cosi martedì ho deciso che dovevo andare al pronto soccorso a vedere cosa mi succedeva. Siamo andati tutte e tre e per primis al Sant’Anna ma all’accettazione mi hanno detto che per un dolore mestruale mi avrebbero fatto aspettare più di tre ore, che non era urgente e che meglio se tornavo il giorno dopo… siamo andati via. Ma a quel punto ho deciso di andare a Moncalieri, magari mi visitavano e allora sarei tornata a casa più tranquilla. Fortunatamente mi hanno accettata stavolta (Maia intanto continuava a fare la brava anche se faceva un caldo impressionante ed era il secondo ospedale della giornata) e sono entrata alla visita ginecologica, qui la Dottoressa (della quale vorrei tanto sapere il nome e incontrarla da qualche parte) quando le ho raccontato cosa mi succedeva mi ha letteralmente cazziata: "signora ma il dolore mestruale è normale, signora non ha tutte fa uguale il dopo cesareo, signora magari la sua soglia del dolore è più bassa del normale…ecc, ecc" mi stavo proprio arrabbiando ma ho pensato che finalmente ero lì e che comunque mi doveva visitare quindi non ho risposto niente… Infatti appena mi ha visitata la sua faccia è cambiata completamente e non appena ha iniziato l’ecografia transvaginale ha chiamato subito al primario che è venuto correndo e ha detto (parole testuali): "guarda questa ha un’ovaia che sembra un pallone!" La mia ovaia era di sei cm, normalmente massimo tre, e la tuba era piena di liquido che usciva.
Lì è iniziato tutto, volevano ricoverarmi subito ma con ero con Maia, ho chiesto di tornare a casa per avere il tempo di organizzarmi per un ricovero con la bambina, loro hanno acconsentito che fosse ricoverata anche lei per via dell’allattamento. Venerdì mi dovevano fare una risonanza e quindi essere in ospedale fino a quel giorno era solo per tenermi sott’osservazione per cui abbiamo firmato e siamo andati a casa. Mi hanno dato degli antibiotici (augmentin) compatibili con l’allattamento. Poi la risonanza magnetica, di questo solo dire che bisogna avere controllo mentale… diciamo che è un’analisi un "po’" scomoda.
Finalmente mercoledi mi hanno ricoverata per fare la laparoscopia giovedì. Anche se ho qualcosa da dire su come siamo stati presi in considerazione riguardo all’informazione, c’era molto l’atteggiamento "sei una paziente, noi sappiamo tutto: fidati", dopo una richiesta insistente il primario si è deciso a spiegarmi cosa avevo anche se non è servito molto giacchè le sue parole sono state: "andiamo ad aprire perchè non sappiamo cosa ti succede, nella migliore dell’ipotesi togliamo una tuba". Cosi sono andata in sala operatoria… Dell’ospedale posso dire che hanno curato il mio allattamento in maniera ottimale. Ci hanno messo in una stanza a me e Maia da sole, il papà ha potuto rimanere a dormire con noi e tutto il personale si è mostrato coinvolto (meno un’anestesista…). Al nido hanno calcolato le poppate di Maia, le pappe, la pediatra ha esaminato tutti i farmaci che mi davano, mi hanno fatto tirare il latte da dare alla bebè durante l’intervento e mi hanno fatto tirare il primo latte dopo l’anestesia totale per buttarlo, ma dopo qualche ora ho potuto allattare di nuovo. Va anche detto che la pediatra mi ha chiesto che latte volevo venisse dato a Maia nel caso in cui il mio latte lasciato al nido non bastasse, e tra le possibilità c’era latte in formula o latte di mamma. A Moncalieri hanno banca del latte quindi potevano dare a Maia del latte di un’altra mamma! Fortunatamente non ne abbiamo avuto bisogno, con la laparoscopia sono riusciti a fare l’intervento, hanno tolto la tuba (e sono molto triste di questo) potrò rimanere incinta solo sei volte l’anno ma principalmente non ho dovuto interrompere l’allattamento. Hanno anche tolto le aderenze che avevo ed erano tante, da lì il dolore che avevo da tanto tempo.
Non avevo mai vissuto una cosa così terribile come essere malata avendo un bambino e spero che non mi capiti mai più, ma adesso so che se capita se ne esce fuori comunque, che ci sono persone che ti danno una mano e che è importante sapere quali sono le mie priorità e quindi andare in un posto che abbia le stesse priorità, cioè scegliere di andare in un ospedale dove l’allattamento al seno non è considerato prioritario non mi avrebbe permesso di avere un pediatra che parla con l’anestesista, con il ginecologo chirurgo, un nido che se ne occupa, una stanza per noi, un ricovero di solo due giorni quando avrei dovuto essere dentro ben dieci giorni. E poi… avere delle persone accanto, perchè anche come nel parto qui c’è stato il papà che anche se non aveva dolore, aveva tanta tanta preoccupazione e si è fatto su e giù i corridoi come solo un papà sa farlo.
Siamo a casa già da qualche giorno, io sto abbastanza meglio anche se i buchi in pancia fanno male, Maia gattona come sempre, il papà è molto indietro col lavoro, continuiamo piano piano con lo svezzamento e mi metto a pensare come festeggiare la fine dell’esogestazione perchè il prossimo sedici luglio facciamo i nove mesi di Maia!!! Che ne dite ci meritiamo mare o montagna?
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