Allattare Γ¨ un piacere, anzi, di piΓΉ

Avevo deciso che quando fossimo arrivate al sesto mese di allattamento
esclusivo al seno meritavamo un festeggiamento molto molto speciale. E
sono molto molto orgogliosa che ci siamo arrivate, anzi, abbiamo passato
il settimo e, anche se cercando di introdurre qualche pappetta, Maia
fino all’ottavo mese è stata alimentata esclusivamente dal mio seno.

Curiosamente da quando ha fatto otto mesi ha aperto la bocca con molta
voglia, sa mangiare bene e le piace tutto!!! Ho cercato dal sesto mese
di darle da mangiare qualcosa, ma lei non voleva e io non ero convinta,
per cui il nostro "nido d’amore" è proseguito. Adesso sono contenta che
mangi qualcosa (verdure, yoghurt, ieri addirittura le lenticchie
rosse!), anche se la frutta le piace un po’ meno… o forse devo cercare
una migliore forma di prepararla, ma su questo argomento (svezzamento)
scriverò un post apposta.

La mia esperienza di allattamento la considero una delle esperienze più
belle della mia vita, un dar amore che mi sorprende di me stessa. Non
pensavo di essere così capace ad amare e tantomeno di essere così
disponibile veso l’essere che amo, tanto di continuare a darle tutta la
mia vita, il mio tempo, il mio corpo, il mio seno per ben otto mesi,
senza contare i nove mesi di gravidanza. Così mi sono scoperta molto
molto meno egoista di quanto pensavo, e un po’ più altruista. Forse
questo è anche un insegnamento dell’allattamento, un piccolo regalo, una
piccola crescita che magari riesco a allungare ad altri ambiti della vita…

Ma allattare è anche duro… non solo perchè un po’ fa male, (non vi
dico i primi giorni che ha i dentini), ma anche perchè significa essere
disponibile quasi esclusivamente verso quell’esserino e smettere tutto
il resto. Tutto.

Ad un punto con il papà ci siamo resi conto che allattare significa
tirarsi fuori dalla società, dal sociale, e tutto quello che vuole dire
tirarsi fuori: non poter fare niente che non sia con quell’esserino
attaccato a te. Certo si possono fare cose, una si può tirare il latte,
però il tempo che rimane a disposizione è comunque sempre molto breve.
Certamente non si può lavorare, bisogna fare una scelta difficile che è
quella di dedicarsi il primo anno di vita al neoarrivato lasciando da
parte carriera, lavoro, militanza, o quel che ci prende più tempo nella
vita. È anche una scelta difficile perchè la società non aiuta, una
smette di essere un essere "produttiva", non produce al lavoro, non
spende perchè non esce, non fa parte della catena a cui facciamo parte
quasi tutti noi adulti di questo mondo (o per lo meno di questo
continente-fortezza Europa). È una scelta difficile anche dal punto di
vista economico perchè allattare esclusivamente per sei mesi significa
non fare nient’altro e quasi nessuno ti paga, anche se con
l’allattamento al seno si risparma perchè si prevengono molte
intolleranze e malattie che costano molto molto di più, ma i soldi vanno
alle grandi case farmaceutiche che tra altro sono le stesse che vendono
il latte artificiale (quello che permette alle mamme di rientrare al
lavoro presto). Per questo per noi continuare è stato anche una scelta
politica-ecologica, anche se sinceramente non potevamo fare
altrimenti… È un atto di amore dove si perde la nozione del tempo,
dove la sensualità è alle stelle e la pazienza a dura prova.

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La CiviltΓ  (con la C maiuscola)

Usciamo dal letargo-trasloco impostoci (Tiscali ci sta impiegando due mesi solari per trasferire una linea ADSL…) per segnalare la particolare civilità dei Torinesi.

Linea 16, ore 11:45.

Per chi non lo sapesse il 16, come quasi tutti i tram di Torino, è "vecchio", quindi per salire vi sono tre scalini molto alti e, se non bastasse, una sbarra verticale in mezzo al passaggio. Salire con Maia nel passeggino è molto difficile. Io poi sono piuttosto minuta e quindi si può immaginare che l’operazione per me diventa abbastanza complicata e faticosa…

Ebbene, in tutto il tram solo una persona s’è alzata per aiutarmi, era un "tossico".

Dopo 5 fermate il tram era pieno (anche questa è una caratteristica del 16) ed è salita una donna incinta con un bel pancione: nessuno ha pensato fosse suo dovere cederle il posto, tranne una persona, a circa metà tram, che si è alzata offrendole il suo sedile: era un "tossico".

Come dire: alla faccia delle persone civili e perbene, che si sentono in dovere di guardare male i "tossici cattivi". Si guardassero male allo specchio tanto sono maleducate, grette ed incivili.

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La piscina (e il tempo…)

Aspettiamo che internet si rifaccia viva a casa nostra (abbiamo traslocato e ci abbiamo messo meno a spostare i mobili che l’adsl… ci mettono 40 giorni!) e che kilia possa finalmente tornare aggiornare il blog… tempo permettendo. Infatti ora maia si muove come non mai (è incredibile quanto acquisiscano in fretta la mobilità) e richiede un’energia che non pensavamo di avere, in particolare ama richiedere quella della mamma, e io lo so che un giorno tornerò a casa dal lavoro (dove mi reco non senza sensi di colpa per star "abbandonando" da sole le donne della mia vita) e troverò kilia tutta rinsecchita e asciutta con maia che ridente le gattona sopra πŸ™‚

A parte questo, il motivo di questo post è che abbiamo trovato tempo fa una piscina tutta per maia, fatta per i bambini di pochi mesi come lei! Nell’acqua è fantastica, non so se si ricorda quando era nella pancia e la mamma andava in piscina o se ha dei geni dei pesci, fattostà che appena vede la vasca inizia a volersici letteralmente lanciare dentro, e poi si muove come per nuotare, schizza l’acqua, insegue qualsiasi cosa galleggi e fa anche le immersioni! 

Ma le foto sono meglio di mille parole, no? πŸ™‚

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In macchina senza seggiolino

In Uruguay avevamo la macchina, ma non il seggiolino. Eravamo indecisi su cosa fare, perchè comunque qui siamo abituati ad avere il più possibile Maia seduta nella sua "comoda poltroncina" (ma secondo me lei ne ha una diversa opinione…) in modo che sia protetta.

Là ci siamo dovuti adattare ma devo dire che kilia ha avuto un’idea geniale: sull’aereo viene fornita una cintura che tiene il bebè attaccato a quella del genitore, è molto utile e comoda e, scendendo dall’aereo, è rimasta chissà nel bagaglio a mano. Dopo aver cercato di capire invano come sia potuta succedere una cosa così grave e visto che ormai ‘sta cintura non potevamo restituirla kilia ha deciso di usarla: in macchina si sedeva dietro e, facendo un anello con la cintura dell’aereo e agganciandola alla sua cintura, teneva Maia al sicuro vicino a sé πŸ™‚

Forse non è il meglio che si può trovare, ma di certo è stato utilissimo e pratico! 

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Maia attraversa l’oceano

Viaggiare in aereo con una neonata era una cosa che ci preoccupava  persino prima che Maia nascesse, ma sapevamo tutti e tre che era una cosa che andava fatta visto che ha moltissimi parenti, nonni e zii in Uruguay!
Così pochi giorni dopo i suoi tre mesi ci siamo imbarcate tutte e due in un aereo regionale fino a Madrid, per poi prendere un aereoflot fino a Montevideo (arrivando a 11000 mt di altezza in tredici ore di viaggio).
Devo dire che il viaggio è andato benissimo, Maia ha dormito e giocato molto sapendo essere la seduttrice di tutto il volo. L’unico vero pianto lo ha fatto quando ha capito che il papà era rimasto dall’altro lato del chek-in… non potevo consolarla e nemmeno nascondere la mia tristezza… come in tutte le situazioni difficili mi ha aiutato il rescue remedy dei fiori di Bach: una goccia sul capezzolo e Maia al seno, lo uso anche nei momenti difficili quando vedo che le manca la sua casa, me lo ha consigliato la psicologa e psichiatra che è specialista in medicina alternativa.
Per fortuna (e per grande amicizia) un nostro amico è venuto in aeroporto ad accompagnare il papà che quindi non è rimasto tutto solo, ma con un weekend tranquillo e divertente davanti che ci faceva sentire tutti meglio!
Durante il viaggio ho avuto alcune accortezze che ho voglia di condividere con neogenitori che si mettono in viaggio.
Prima di tutto abbiamo aspettato il terzo mese per il viaggio e sono contenta che sia stato cosi: è veramente rumoroso l’aereo e gli stimoli sono davvero tanti (la voce che parla "dal tetto", le mille lucine, il rumore del motore, la gente che parla, le orecchie che si tappano, la senzazione di decollo…) e a tre mesi la bebè sembra molto molto più forte che un mese prima. Le abbiamo anche fatto i vaccini obbligatori, probabilmente aspettare un po’ di più sarebbe stato meglio, ma per un bimbo in viaggio con i flussi migratori imponenti di oggi abbiamo scelto di farlo.
Durante il decollo e l’atterraggio ho sempre messo al seno Maia. Farla deglutire l’aiutava a stappare le orecchie, per cui ho dovuto calcolare quando allattarla, sempre in maniera approssimativa chiaramente, ma per fortuna Maia ama la tetta e si attacca sempre πŸ™‚
Nei viaggi lunghi (non regionali) i bambini con un peso minore a 11 kili hanno diritto ad una culla. E’ molto molto comodo averla e lo consiglio sia per il bebè che per la mamma. Bisogna chiederlo in agenzia e poi anche quando si arriva in aeroporto, noi abbiamo fatto così, anche se quando siamo arrivate in aereo ho dovuto richiederla ed essere molto dura perchè "si erano dimenticati" di questo dettaglio. E’ una culla che si attacca ad una parete dell’aereo, con tanto di cintura di sicurezza, anche se io durante le turbolenze l’ho tenuta attaccata a me e la mia cintura attacata alla sua. Serve pure per appoggiarla durante il cambio di pannolino perchè come tutti sappiamo i bagni degli aerei la mattina dopo fanno veramente schifo.
Ho viaggiato con la fascia che mi è servita tanto, dopo dieci ore di aereo Maia voleva passeggiare e con la fascia potevo tenere le braccia libere e camminare tranquilla sull’aereo, ma ho portato anche il passeggino e così durante le cinque ore di scalo a Madrid ho riposato un po’ le braccia e lei ha dormito comodamente. Il passeggino si può portare fino all’aereo, dove lo si consegna a quelli che si occupano dei bagagli che appena si scendi lo restituiscono.
E’ importante ricordare che avendo il bebè dappertutto abbiamo prorità, per cui quando si deve presentare il passaporto (noi abbiamo iscritto a Maia nel mio passaporto, senza spendere soldi, ma bisgona farlo con un po’ di anticipo) non fate le file: tutti capiscono che dopo 20 ore di viaggio hai bisogno di passare prima.
Così il viaggio con Maia è stato tranquillo, molto stancante per la mamma ma il buon tempo d’estate che ho trovato e la famiglia che la bacia, le canta, e la ama mi fanno anche riposare e pensare che ne è valsa la pena.
Adesso aspettiamo il papà che viaggerà con un carico di pannolini (visto che nella consumista america non ci sono pannolini biodegradabili), per andare al mare e goderci finalmente le vacanze tanto meritate.

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La sveglia mancante

Questo post non è veramente qualcosa che riguarda Maia, più che altro è qualcosa che riguarda me. Una cosa simpatica, strana, che mi sentivo di condividere mentre penso a qualche cosa di pratico da scrivere nel prossimo post.

In questi giorni Maia e kilia sono via, per cui, tralasciando l’ovvia sensazione di "mancanza", quello che si pensa comunemente è: "finalmente mi posso riposare un po’ e avere un po’ di pace". Un po’ di giorni da solo, nella casa vuota, nel silenzio, potendo guardare magari un film, avendo tempo per leggere un libro… Non so se capita o capiterà anche ad altri, ma nessuno mi aveva avvisato che senza Maia nel letto a fare versi avrei fatto una fatica enorme ad addormentarmi, rimanendo a fissare qualcosa (soffitto, libro, tv) fino a tardi e, soprattutto, non svegliandomi la mattina!

Eh già, perchè diciamocela tutta: il brusco e piangioso risveglio che Maia mi offre ha completamente sostituito la sveglia, per cui chi si ricorda più di metterla? πŸ™‚

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Il portaenfant

La prima cosa che ho preparato per la nascita di Maia è stata la sua
piccola culla. Quel posto dove l’avrei messa appena arrivata a casa.
Doveva essere comodo, caldo e in grado di accogliere questo piccolo
esserino che stavamo aspettando. Il lettino mi sembrava troppo
grande…avevo proprio voglia di un cestino. Dopo un po di ricerca lo
abbiamo trovato: un cestino di mais. Mi è piaciuta subito l’idea che
fosse di mais, sopratutto per il diretto riferimento al Popol Vuh.
Comunque sia dal punto di vista economico era anche la miglior
scelta..anche se a cestino vuoto. Per cui lo abbiamo comprato in un
negozio di vimini, semplice e nudo per man mano vestirlo come ci
piaceva a noi, ma li vendono anche pronti con tanto di fodere e
materasso.

Ho iniziato con le fodere che ho chiesto di fare
alle bisnonne, siamo andate insieme a scegliere il tessuto che ci è
costato il doppio perchè la bisnonna voleva uno che a me non piaceva e
quindi via prendiamo tutte e due e facciamola felice. Poi è arrivato il
momento del materasso: facendo una scelta cosi naturista non potevo
prenderne uno di gommapiuma ma di lana… e fatto a mano! (è costato il
doppio del cestino vuoto ma conosco le mani che lo hanno fatto). E poi
infine su consiglio delle bisnonne la fodera, in feltro, così che
l’interno fosse tutto tutto morbido. A questo punto con bisnonne al
lavoro, materassaio anche, è toccato il turno delle ostetriche che ci
hanno consigliato una bella pelle d’agnello dove appoggiare Maia. Serve
per aiutarla alla termoregolazione che ancora i neonati non hanno ben
sviluppato, si trova in negozi bio, e abbiamo scoperto che le migliori
sono quelle tedesche.

Cosi al settimo mese il cestino per
ricevere Maia era quasi pronto, lo avevo ancora dentro l’armadio ma
ogni tanto lo tiravo fuori, per sognare e capire se era tutto a posto.
C’era una cosa che mi preoccupava: dove lo avremmo appoggiato? sul
letto… ma solo sul letto? e quando eravamo in altre parti della casa?
cosi abbiamo cercato e ricercato finchè on line abbiamo scoperto che
esiste un carrello porta cestino, con tanto di ruote che servono per
cullare e per portare il cestino in giro per la casa, cosa che è molto
pratica, perchè possiamo ad esempio cenare mentre con una mano o con un
piede la culliamo…

L’unica cosa un po’ difficile è che non ci
sono appigli dove attaccare, ad esempio, la "casina delle api", ma con
un po’ di inventiva si trova il modo lo stesso, magari attaccando la
casina ad una sedia che si mette vicino al portaenfant…

Alla fine il risultato lo potete vedere qui πŸ™‚

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I body

Sappiatelo: è probabile che vi regaleranno un sacco di articoli di vestiario, cosa che a Maia ad esempio non fa piacere visto che vestirsi per lei equivale alla più nefasta delle cose che gli possono capitare nell’arco della giornata.

Comunque, tra scarpine, golfini, pantaloni e simili, faranno la loro comparsa i body, elemento essenziale visto che possono essere a manica lunga o corta, sono di cotone e sono ideali per essere messi sotto a tutine o ad altri indumenti che non vogliamo siano a diretto contatto con la pelle.

Scoperti i body scoprirete anche come ve ne siano di due categorie: quelli che vi fanno incazzare, come conseguenza delle grida del bebè, e quelli che vi piacciono tanto… qual’è la differenza? Che i primi si infilano dalla testa, spesso sono pure senza bottoni ma con una specie di lembo di stoffa che permette di allargare il collo quel tanto che basta… che è sempre e comunque poco, almeno a sentire il parere di Maia!

I migliori, e quindi i più difficili da trovare, sono quelli che si aprono completamente, hanno dei bottoni a pressione (chi sa come si scrive "pussuar" me lo dica…) ai lati e in pratica un lato va sotto l’altro, così non solo sono più semplici da indossare e da togliere, ma coprono anche di più la pancia, che rimane infatti sotto due strati di cotone e non uno solo.

Alla fine vi troverete ad usare sempre i body aperti di lato, qualche volta, giusto in caso di emergenza, quelli con i bottoni sul collo, e mai quelli che si allargano senza nessuna apertura… per cui avvisate prima le nonne, magari usando quel famoso metodo: "ho visto/mi hanno detto che esistono dei body così tanto comodi…" πŸ™‚

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Tre mesi al volo

Diciamolo subito: è molto difficile. Che non vuol dire impossibile, ovviamente, ma vuol dire che la richiesta di energia è altissima, soprattutto alla madre. Volessimo dare una definizione potremmo dire che è "assorbente", totalmente: le sensazioni che si provano sono potentissime, dalla felicità per un sorriso o per un verso, dall’emozione nel guardarla dormire, fino ovviamente alla stanchezza e alla tensione che genera un suo pianto.

Ci sono mille cose di cui tenere conto, e per fortuna molte vengono automatiche, però la vita cambia veramente completamente. Dipende probabilmente anche dalle scelte che si fanno: noi abbiamo scelto di far durare lo strettissimo legame fisico madre-neonata, di farle sentire che i genitori sono lì ogni volta che lei ne sente la necessità, per cui ad esempio la notte dorme con noi e, generalmente, non deve piangere a lungo per farci accorrere: chi non è impegnato va da lei praticamente subito, anche se a tre mesi ancora la figura della madre è quella risolutiva.
Già, da padre a volte uno può provare un po’ di frustrazione: perchè con me non vuole stare? Perchè vuole solo la madre? Però ci si risponde in fretta: la natura è fatta così, e noi ne facciamo parte. E’ la madre che cura i figli, almeno all’inizio, li nutre, gli fornisce il calore e la sicurezza di cui hanno bisogno. Quindi non è che non vogliono stare col padre, è che identificano con la madre (dentro la quale sono stati nove mesi!) come sé stessi, la sua voce è il suono che associano al soddisfacimento dei loro bisogni.
Del resto è palese che la sintonia fra i due è altissima, così come l’empatia, per cui è normale che la madre capisca al volo il perchè di un pianto mentre il padre deve ascoltare bene il suono, confrontarlo con i pianti di altre volte, ecc, insomma, ci mette un po’ di più.
Così il ruolo del padre è sì quello di stare accanto alla bimba, di farle sentire che c’è, di dormire a volte con lei persino senza la mamma (!), di respirarle piano sulla testa per dire "sono qui" o farsi tenere il dito mentre lei dorme, ma soprattutto è quello, difficile, di cercare di capire i bisogni di quella coppia madre-bimba di cui è innamorato, supportare la madre per quanto gli è possibile, e ovviamente fare di tutto per aver pazienza πŸ™‚
Del resto la madre si trova nella situazione di essere pretesa sempre e magari capita che non riesca a farsi nemmeno una doccia… diciamo pure che ci sono altre vie, volendo: uno entra nella doccia e lascia piangere la bimba, che strilla come un’ossesso e diventa di tutti i colori… ma magari non si vuole fare così, o non si riesce semplicemente, il pianto della bambina è un richiamo che suona dentro, e quando piange bisogna essere molto forti per dire "ollallà, piange" e continuare a fare quello che si sta facendo… per cui alla fine si porta la bimba in bagno, si aprono le tende della doccia e le si fa vedere la mamma πŸ™‚

La cosa che stupisce è come, nonostante il risucchio totale, un semplice sguardo di quella cosina seguito da un sorriso faccia al volo dimenticare tutto e provochi una gioia incredibile, è veramente forte! Per cui in realtà alla fine è come se ci fosse una specie di equilibrio fra i momenti in cui uno vorrebbe gridare "AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA" e quelli in cui si prova questa specie di felice pace interiore.
Per non parlare dell’emozione che provoca vedere ogni piccolo progresso: questi sono mesi in cui cambia tantissimo, sembrava ieri quando è arrivata a casa simile a una specie di pulcino bagnato e adesso ride, si muove, tira su la testa, fa i primi goffi tentativi di strisciare, mette le cose in bocca, si arrabbia perchè le sue mani non tengono bene ancora le cose che vorrebbe afferrare, prova a parlare facendo un sacco di versi e segue con gli occhi quello che ha davanti, riconosce i visi e sorride… insomma, l’elenco di tutte le cose che si scoprono ogni giorno è lungo e ci si trova ad essere felici e a dire "ehi, guarda, ha preso l’orsettino rosa!" e cose così πŸ™‚
Insomma, quando la mamma le canticchia una canzone e lei coi versi prova a "seguirla" fissandola ci sentiamo come se stessimo facendo i primi passi sulla luna! πŸ™‚

Infine, sempre rimanendo nell’ambito elettrico-kilia-maia, non dimentichiamo che noi siamo stati fortunati: Maia la notte dorme! Certo, si sveglia per mangiare, ma generalmente la notte la passa dormendo, muovendosi un poco per vedere se la mamma è sempre lì, facendo qualche verso, fra di noi πŸ™‚
Avevamo sentito storie terroristiche di bambini che piangono ininterrottamente tutta la notte, per cui eravamo un po’ spaventati, mentre invece finora è andata molto bene… anche se ultimamente di giorno piange assai, ma forse non le piace l’inverno, freddo, da stare in casa o vestiti troppo, e lei si vuole muovere perchè adesso è super curiosa!

Poi chiaramente c’è invece il "fuori", la vita sociale…
C’è da dire che mentre all’inizio della gravidanza non cambia quasi niente ora è tutto completamente diverso, perché andando avanti nel tempo pian piano vanno esclusi i luoghi e le situazioni.
Così si smette di andare dove c’è la musica alta, che generalmente è presente nel 90% dei posti dove si va anche solo per un aperitivo, per cui benchè si spera che a Maia piaceranno techno e hardcore di certo non è adatta a sentirle ora.
Poi vanno escluse le situazioni dove la gente fuma: è difficilissimo, se non impossibile, far capire che una sala con venti persone che fumano è invivibile per una bimba di tre mesi, che non si può in inverno aprire e chiudere le finestre di continuo… quindi alla fine si rinuncia magari ad andare alle partite di risiko o alle assemblee (a seconda del vostro livello di militanza politica :P).
Diciamo che, almeno per quanto ci riguarda, già queste due clausole escludono buona parte delle situazioni sociali a cui eravamo abituati.
Il fatto poi che Maia sia nata d’inverno limita di molto le nostre uscite, visto che non ci piacciono i centri commerciali.

La nascita però fa cambiare altre cose: ad esempio che i bisogni di Maia vengono prima dei nostri, ma anche prima di quelli di tutti gli altri. Ci avevano preparato dicendoci che i primi tempi tutti avrebbero voluto vedere Maia e che per il suo sistema nervoso super delicato, che per un niente si eccita e poi fa estremamente fatica a tranquillizzarsi, sarebbe stata una cosa piuttosto forte e tendenzialmente da evitare… anzi, ci hanno consigliato di non far venire nessuno per almeno una settimana! Noi abbiamo semplicemente imposto delle limitazioni: si avvisa prima, possiamo dire di no in qualsiasi momento e gli orari li decidiamo noi. Ci avevano detto che molti si sarebbero offesi perchè dall’esterno è difficile se non impossibile comprendere il disequilibrio totale che si crea, ma è anche vero che per noi, dall’interno, risulta difficile capire come si possa non capire.
Preparatevi comunque ad affrontare qualche pretesa, a sentirvi magari un po’ in colpa e, soprattutto, al fatto che man mano che si va avanti, almeno per ora, voi siete un po’ "poco interessanti".

Gli orari o anche solo la "presenza", semplicemente: prima, quanto eravamo incinti, chi veniva a cena trovava noi rilassati, la casa perfetta (seee, vabbè, diciamo decente :P), tante buone cose da mangiare, musica, e magari poi ci si guardava un film o comunque di poteva mangiare alle dieci e salutarsi all’una… adesso invece si deve arrivare non troppo tardi, le nove già è un problema, magari Maia piange dalla mattina e quindi non solo siamo poco disponibili perchè le stiamo dietro, ma magari siamo anche stanchi e probabilmente abbiamo a fatica cucinato qualcosa di veloce (ma sempre buono eh!), inoltre le dieci è già tardi, Maia infatti ha il suo momento topico alle nove e mezza e va fatta addormentare, per cui va cullata, va portata in camera, bisogna stare con lei, ecc ecc…

Oppure quando si esce: è inverno, fa freddo, non possiamo andare in giro fino a tardi, al massimo una cena in qualche posto purchè sia tranquillo, contando che ovviamente non è che durante la cena Maia scompare per cui comunque ha bisogno di attenzioni, e magari una tavolata di dieci persone che gridano le sovraeccita per cui inizia a piangere ecc ecc… insomma, fa le cose che giustamente deve fare una bambina di tre mesi!

E quando magari si passa da casa? Prima di tutto avvisare, perchè magari è una giornata no (eh, capitano, vorrei vedere coi con una bambina che piange dalle dieci come siete alle quattro! :P), e poi trovarsi con magari la mamma che sta dietro a Maia e il papà che stende le mille lavatrici già fatte e ammucchiate in bagno, ricavando qua e là dieci minuti per stare seduti a bere un the.

Ci va un po’ ma ovviamente poi, passata l’emozione del momento, quando agli amici tocca di scegliere fa una serata a casa di una coppia con bambina o un aperitivo in un posto dove mettono reggae (bleah!) e si mangia fino alle undici bevendo mojitos pian piano optano sempre di più per la seconda.

Un po’, ovviamente, capiamo, un po’ siamo rimasti delusi: ci sentiamo un po’ a far forza solo su noi tre, e ci risulta difficile comprendere come non sia automatico, ad esempio, capire che no, non possiamo "esserci" come prima, probabilmente non potremo mai più, ma in particolare adesso le nostre limitazioni sono tante, e certo siamo felici quando ci viene detto "se avete bisogno di qualcosa chiamate", però oggettivamente si è mai visto alzare il telefono e dire "ou, cucinami qualcosa e portamelo và"? πŸ˜› non lo facciamo nemmeno con le nonne!
Noi ci siamo trovati impreparati, sinceramente, anche se ci avevano detto che ci sarebbe stato un periodo in cui ci saremmo trovati abbastanza da soli… certo è difficile superare quel "eh ma voi non chiamate mai", "non vi fate mai vedere" e tutte le "regole" consimili, però per un po’ abbiamo creduto che questa cosa si potesse un po’ rompere, accordandoci una tregua.

Ci sentiamo di dare un consiglio agli amici delle coppie con bimbi: fate le cose semplici, che quelle servono, e pretendete niente. Capite che non c’è null’altro che il coinvolgimento totale della coppia per il suo bambino, non sono diventati antipatici, stronzi, né hanno smesso di pensarvi: sono totalmente presi e hanno bisogno non tanto di supporto fisico (per quanto a volte potrebbe essere utile) quanto di presenza. Probabilmente è difficile da capire ma provateci: non ha senso offendersi o aspettare qualcosa da loro semplicemente perchè li avete invitati un tot di volte ad un aperitivo o ad una serata e non sono mai venuti, semplicemente non possono o hanno scelto di non potere perchè ritengono che così sia meglio per il bebè, e questa scelta non è una colpa, non è da mettere nella casella "cazzi loro", ma andrebbe capita e rispettata. Lo stesso vale se li avete invitati un tot di volte a prendere il the e non si sono mai fatti vedere: è altamente probabile che nelle mille cose che pensano il vostro invito ci sia, me che nelle dieci che riescano a fare non siano mai riusciti ad includerlo.
E’ complicato da capire finchè non ci si è dentro, probabilmente noi, da fuori, avremmo faticato, ma fate uno sforzo e siate presenti, soprattutto mettendovi allo stesso livello loro: una passeggiata al parco, la presenza a casa loro in una giornata uggiosa a raccontarsi cazzate "sprecando" il pomeriggio mentre si cerca di fare un the accudendo la bambina, andare a vedere quel negozio o assaggiare quella torna, cose così.
Insomma, dovete riuscire a pensare che c’è la questo esserino tanto simpatico che vi sorride al centro, i genitori attorno, che cercano in tutti i modi di darle tutto quello di cui ha bisogno, e voi attorno ai genitori, dovete diventare un supporto, non sentirvi allo stesso piano, perchè in questo momento i bisogni dei genitori sono in secondo piano rispetto a quelli del bebè, e mica gliene fanno una colpa, è una cosa ovvia e naturale, e alla stessa maniera dovrebbe essere naturale capire che i bisogni, gli orari, e le necessità dei genitori dipendono in gran parte da quelli del bebè, e quindi non solo dire "se ci volete siamo qui", ma provare ad esserci tralasciando i vostri modi e tempi… almeno per un po’ πŸ˜›

Per le coppie neonate: magari molto dipende dalla stagione, sicuramente da mille altre cose, ma tendenzialmente aspettatevi più presenza da chi magari ha già dei figli, perchè esserci passati aiuta a capire la situazione, e preparatevi a passare dei giorni dove sarete voi e solo voi. Contate su voi stessi e stressate un po’ la gente per farvi venire a trovare, fate comunque qualcosa alle volte, anche se vi sentirete stanchi morti, perchè vi aiuterà moltissimo.

Insomma, è tutto bellissimo eh, ma c’è da faticare πŸ™‚

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La crema per il cambio di pannolino

Durante il cambio del pannolino abbiamo sempre usato l’unguento al tea tree (lenitivo-sanitizzante). La crema ha oggettivamente un temperamento un po’ "deciso", per cui abbiamo approfittato di una visita dalla nostra medico di base – che è specializzata in ginecologia – e ci siamo fatti consigliare. Abbiamo quindi iniziato da pochi giorni ad usare la crema prottetiva alla calendula della Waleda (una ditta tedesca). Costa nove euro.

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