Mentre alcuni morivano di freddo

 

Gennaio in Uruguay, alla scoperta delle spiagge ancora selvatiche… un pò di vento, sole forte ma natura in tutti sensi. Una casa di legno, senza luce, ma con l’acqua corrente.

Purtroppo un rospo che non capiva di non essere benvenuto cercava di tornare spesso, ma il rumore del mare, anzi dell’oceano che si sentiva tutta la notte era meglio di una ninna nanna e faceva dormire Maia tranquilla, mentre alla luce di una pila leggevo qualche libro senza fretta. La camera, in un secondo piano aveva una finestra che dava direttamente sul mare, e vedevo sorgere il primo sole dall’acqua. La sera si cenava alla luce di un faro, a casa o in un locale in giro, passeggiate guardando le stelle in un paesino dove l’assenza di luce elettrica ci permette di vedere il cielo come ce lo sogniamo tutto l’anno ed è la luna quando diventata piena ad illuminarci il ritorno a casa, con  il passeggino  che doveva essere alzato a tratti perchè la sabbia non lo lasciava passare mentre Maia dormiva o anzi, cantava con i suoi cugini.

Colazioni in giardino, mai eravamo meno di cinque. Pian piano arrivavano quelli che dormivano dentro le tende (anche al mare ognuno ha voluto la sua privacy), faceva caldo e i rumori di posate facevano capire che alcuno era tornato dall’alimentari con lo yoghurt e il pane fresco. Si parlava anche di qualche notizia rubata dalla prima pagina di giornale, si parlava di Palestina e dell’attaco israeliano a Gaza, anche da qui è passata la tristezza e l’indignazione per quella foto della bambina sotto le macerie.

Maia, amante dell’acqua correva verso il bagnasciuga  senza paura, . Qualche volta ha pianto quando la mamma si è messa a giocare in acqua con i bambini più grandi ma è un mare cosi enorme che lei non poteva ancora stare. Una volta, in un laghetto sulla spiaggia è scappata e quando l’ho guardata era in acqua che affondava… ho pensato che non era passato più del tempo di un tuffo come quelli che fa in piscina e sono corsa a riprenderla, non aveva neanche ingoiato una goccia ma la paura è stata enorme, la mia, e lei ha pianto solo perchè l’ho portata via dall’acqua… quel giorno ho imparato che devo avere sempre mille occhi o tenerla a me legata. Ancora mi ricordo e mi angoscia.

Il sole in Uruguay è cosi forte, a causa del buco nell’ozono, che tra mezzogiorno e le quattro non lo si può prendere, quindi lo zio musico che suona la fisarmonica se la portava in giro sotto un ombrello nero e Maia si divertiva al pranzo della band che suonava la sera per venire pagata poi col mangiare e il bere. Una sera l’ho portata a vedere lo spettacolo dello zio Nacho, una band con teatro (basso, chitarra, fisarmonica, batteria,armonica e tant’altro), un vero spettacolo di rock, blues e jazz… "esta es la historia de una pebeta…" Maia era così felice di vedere lo zio in azione  e lo zio di vedere lei che, tra di loro, anche se il locale era pieno di gente sembrava vuoto, sembrava come se gli unici a suonare e ballare fossero loro due, come facevano tutti i giorni a casa tra fisarmonica, piedi scalzi e balli al ritmo della musica da circo. Era una festa.

Tutto questo mentre il papà moriva di freddo a Torino, e lavorava di fronte al computer.

 

 

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