È finita

Purtroppo è finita. Non c’è più. Mai più.

L’ultima parte di uno svezzamento è senza dubbio molto molto difficile. Ma non difficile come pensavamo noi, nel senso di notti in bianco con pianti inconsolabili (avevamo avvisato ai vicini e chiedevamo scusa in giro per le scale prima di affrontare definitivamente la questione), è stata difficile, è lo è ancora a due settimane dall’ultima poppata, perchè è molto triste perdere quell’intimità, quei momenti di relax, di corpo a corpo che ci univano da ormai diciassette mesi.

È profondamente triste per la mamma. Infatti credo che la migliore cosa da farle sia un buon regalo, un regalo che sia una svolta per la vita di quella mamma che finalmente si rimboccherà le maniche e tornerà al suo mondo dove avrà bisogno di più strumenti perchè, a differenza di tutte le altre, è stata come minimo un anno fuori carriera. Ne parlavo con una mia amica che finisce di allattare adesso anche lei e si "regala" una telecamera, a me regalano l’attrezzatura fotografica digitale (purtroppo con la pellicola non si lavora mica, se hai una nuova bocca in famiglia da mantenere), ed è vero: ci meritiamo una spinta per essere buttate ancora nel mondo del lavoro (rimanendo sempre l’incognita se, essendo mamme, trentenni e ferme da più di un anno, riusciremmo a tornare a nuotare nelle acque salariali).

Come abbiamo affrontato lo svezzamento di Maia? Lentamente, molto lentamente. Non posso parlare qui di tutto lo svezzamento ma dico solo che Maia ha presso qualcosa oltre al seno quando aveva sette mesi (prima non ha presso neanche l’acqua) e ha iniziato a mangiare con ben quattordici mesi, prima giocava, mangiucchiava, conosceva, scopriva il cibo, ma di mangiare proprio non se ne è parlato fino a ben passato l’anno anche se noi abbiamo iniziato a sederla a tavola dai sette mesi.

A diciassette mesi abbiamo deciso di smettere l’allattamento per due ragioni: io ero stanca morta, le miei analisi del sangue erano tutte bassissime, e poi Maia non dormiva la notte, ma neanche il giorno. Voleva essere sempre attaccata, tutta la notte, due tre ore di seguito, e io non ne potevo più. Addirittura camminava sul lettone mentre noi due svenuti dal sonno dormivamo con un occhio aperto.
Dall’osteopata al pediatra, passando dall’erborista al medico antroposofo, tutti ci dicevano che il problema era il seno, che era ora di toglierlo.

Così, di ritorno dall’Uruguay,  e quindi finalmente con tutta la famiglia assieme, abbiamo iniziato l’ultima fase dello svezzamento. Prima abbiamo tolto le poppate di giorno, poi però c’è stato il vaccino dei dodici mesi (fatto con ritardo di quattro mesi) e lì Maia non ha mangiato per cinque giorni e quindi abbiamo ripreso come nei migliori tempi dell’allattamento a richiesta. Poi, dopo una decina di giorni, abbiamo ripreso lo svezzamento. Il papà ha giocato un ruolo fondamentale, infatti abbiamo organizzato il tutto in modo che fosse anche un momento di incontro tra bimba e papà, così da iniziare a riconoscersi, a stabilire un rapporto serio come è quello fra papà e figlia. Cioè dopo la gravidanza e l’allattamento è arrivato il momento di rompere la dualità e diventare anche lui un protagonista.

Due settimane senza tetta di giorno (pomeriggi interi col papà, la nonna, passeggiate e tutto quello che può distrarre una bambina) e poi, il weekend giusto abbiamo tolto quella della notte. Il venerdì, in preparazione abbiamo portato Maia dall’osteopata che le ha fatto un massaggio in testa perchè non dormiva, da quella sera Maia ha iniziato a dormire quattro ore di seguito (mai fatto in tutta la sua vita), poi si è svegliata e il papà gli ha dato il biberòn, poi un secondo biberon e al risveglio alle sei di mattina ha presso il seno, cosi è finita la prima notte con una sola poppata. La seconda notte un solo biberòn, e alle otto un’ultima poppata, e… questa è stata l’ultima, per davvero, era domenica quindici marzo 2009. Guardate la foto di Maia quella domenica mattina.


Per far andare via il latte ho dovuto prendere un rimedio omeopatico "ricinus" 15 ch, la ginecologa  mi aveva dato una serie di cose da fare ma io ho preferito fare tutto di forma molto lenta quindi ho solo preso il rimedio (mi aveva detto anche di prendere un purgante l’ultimo giorno di allattamento, fasciarmi e non bere liquidi), che devo prendere ancora per altre due settimane (due granuli 3 volte al dì). La stessa dottoressa mi ha mandato anche delle vitamine: Neomam della Solgar per tutto il mese, anche se non allatto più.

Maia non ha pianto molto, credo che lei abbia capito. Ho fatto in maniera di farglielo capire bene, poi quella pausa e ripresa credo abbia servito anche perchè lei capisse che in un momento difficile poteva sempre appoggiarsi su di me, che posso capire i suoi tempi, e quello le ha dato più forza. Non vuol dire che se dovesse stare male un’altra volta avrà di nuovo il seno, ma sono sicura che ora sa che potrà contare su di me.

Abbiamo anche guardato assieme Lucilla, una bimba piccola piccola che va al nido con lei, come prendeva il latte della mamma, abbiamo ragionato sul fatto che Lucilla non cammina, non ha denti, non fa tante cose perchè è piccola e quindi prende la tetta, Maia fa altre cose e quindi non la prende più.

Dice Maia : "tetta! Noooooooooo tetta no! mema!" (che è biberon in uruguaiano).

E così abbiamo finito una tappa della nostra vita, con pazienza, tempo e amore, e non senza tanta nostalgia per quel divano che Maia segnala la sera, dove vuole andare, ma che ancora non possiamo andare perchè era il divano dove l’allattavo e questo mi rompe il cuore, ma la mattina mi da la voglia di aprire la finestra e saltare fuori a fare un’altra volta tante cose che facevo prima.

Ormai Maia dorme nel suo lettino in camera sua, si sveglia una volta a notte, e noi riprendiamo a guardare qualche film, a chiaccherare a luci spente nelle ore piccole, a riconoscerci in un letto che è diventato inmenso.

Anche se non è necessario, o forse è di troppo voglio ribadire che per me allattare è stata una delle esperienze più belle della mia vita, una prova di amore e altruismo niente male per come siamo abituati in questo secolo XXI, una possibilità a fare una pausa e a imparare un’altra volta a comunicare e conoscerci guardando agli occhi senza parole, a dare senza chiedere indietro, ad amare in qualsiasi posto e qualsiasi situazione, senza tempo nè orologi. Ma è sopratutto e sopra ogni cosa un piacere, un grandissimo piacere.

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3 Responses to È finita

  1. kilia says:

    http://maia-howto.noblogs.org/…2/13/portare-maia

    grazie di scrivere, è importante per noi avere dei feedback ma soprattuto aiutare a le nuove mamme e i nuovi papà.
    Un abbraccio e tanti auguri!

  2. Nicoz says:

    ps: si vede che scrivo con una sola mano mentre allatto! perché c sono un sacco di errori d battitura!!!!!^^

  3. Nicoz says:

    leggo sempre il vostro blog anche se non lascio mai commenti. io ho appena inizia ad allattare (ho aprtorito 3settiùane fa) e a leggere il vostro post mi è venuta un po’ di malinconia ma devo dir che mi ha dato anche la forza per non abbattermi nei momenti in cui dare la tetta mi sembra troppo faticoso: sono solo all’inizio!
    :))

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