Micronido: sempre più convinta

Maia ha iniziato il nido da una settimana. Dopo un anno di micronido famigliare adesso ci siamo buttati nell’esperienza del nido d’infanza e l’inserimento è andato benissimo: al secondo giorno è rimasta a fare la pappa e al quarto ha fatto tempo pieno.

La fine del nostro amato micronido è stata tristissima, credo che non dimenticherò mai quel 30 giugno 2009 quando con le altre tre mamme e i bimbi siamo rimaste a chiaccherare per strada finchè la mamma che ha fatto questo disegno (Benedetta Giufret) non ha proposto di prenderci una tisana tutte insieme a casa sua, non volvevamo proprio separarci….Poi l’estate e ancora non ci siamo viste tutte insieme, ma il libretto che ho costruito per ogni bambino con le foto di quell’esperienza ci accompagna quasi tutte le sere.

E’ vero che è molto impegantivo, che bisogna preparare il mangiare, che sono poche ore, che richiede di un protagonismo che il nido normale non richiede. Ma quando il bimbo è piccolissimo se non possiamo o non vogliamo tenerlo a casa tutto il giorno per lo meno cerchiamo di essere le protagoniste della loro vita, che ci piacia o meno a fin dei conti lo siamo…

Al micronido i tempi sono diversi, si allatta con tranquillità, c’è spazio per incontrarsi con le altre mamme e scambiarci idee, aiuti, preoccupazione e sorrisi. Al nido adesso le mamme neanche mi salutano, è come se ogni bambino fosse un individuo separato da tutto il resto. Io mi presento, le saluto ma sono troppo preoccupate per loro bimbi, senza capire che il loro benessere passa per un ambito speciale creato da tutti noi.

Il micronido mi ha insegnato la cooperazione, adesso la sfida è trasmetterla ad un nido normale, poi vi racconto se ci sono riuscita. Al nuovo nido ho trovato un papà che ha finito
l’inserimento di suo figlio prima del previsto, anche loro hanno fatto un micronido, ed è già un mio alleato.

Per noi adesso che Maia ha due anni va bene un nido normale, ma
l’esperienza fatta prima la considero eccellente, sia per loro che per
noi mamme. 

Adesso che è settembre, se state cercando un posto dove lasciare vostro figlio qualche ora, vi consiglio di cuore un’esperienza del genere. A Torino ci sono diverse cooperative che ne gestiscono, qui sul blog c’è un link a mamme insieme dove trovare informazione, e io stessa ho scritto dei post dove spiego come funzionano.

Maia oggi è pronta per il nido, e anche io lo sono. Ma credo che dobbiamo molto a quei quattro bambini con le loro famiglie e alla educattrice che ci hanno aiutato a comminciare il lungo e difficile percorso della socialità.

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Lettera ai genitori sulla “Nuova Influenza”

Il Dott. Eugenio Serravalle, Specialista in Pediatria Preventiva, scrive una lettera informativa ai genitori sull’influenza A/H1N1, valutando l’utilità o meno di sottoporre i propri figli alla vaccinazione.
 
Cari genitori,
ogni giorno parliamo della nuova influenza, e mi chiedete se sia utile e sicuro vaccinare i bambini.
La mia risposta è NO! Un ‘no’ motivato e ponderato, frutto delle analisi delle conoscenze fornite dalla letteratura medica internazionale. Un ‘no’ controcorrente perché molti organismi pubblici, alcune società scientifiche e i mezzi di comunicazione trasmettono messaggi differenti: avranno le loro ragioni.
Influenza stagionale e influenza A/H1N1: alcuni dati a confronto.
L’epidemia, iniziata in Messico nel 2009, è di modesta gravità: il virus A/H1N1 si è dimostrato meno aggressivo della comune influenza stagionale. Si manifesta come qualsiasi forma influenzale: febbre, mal di testa, dolori muscolari, nausea, diarrea tosse. Non sarà l’unica patologia che colpirà i bambini in questo inverno, e non sarà facile distinguerla dai circa 500 (tra tipi e sottotipi) virus capaci di infettare i bambini. I test rapidi per identificare il virus dell’influenza A hanno poca sensibilità (dal 10 al 60%). Il test quindi non garantisce con certezza se si tratti di influenza A/H1N1.
Sembra però essere un virus molto contagioso, ed è stato dichiarato lo stato di pandemia. La sola parola-pandemia-fa paura. Ma questa definizione è stata appositamente modificata, facendo scomparire il criterio della gravità, cioè della mortalità che la malattia può provocare. La nuova influenza può colpire più persone, pare, ma provoca meno morti di qualunque altra influenza trascorsa. La mortalità, ossia il numero di persone morte rispetto ai casi segnalati, registrata finora nei paesi dove l’A/H1N1 è circolato ampiamente è dello 0,3% in Europa e dello 0,4% negli USA. In realtà potrebbe essere ancora inferiore. Perché generalmente i casi con sintomi lievi sfuggono alla sorveglianza (e quindi i contagiati possono essere molti di più), ed alcuni decessi possono essere dovuti ad altre cause e non al virus (anche se ad esso viene data la responsabilità).
Non deve meravigliare: purtroppo si può, e si muore, di influenza, se si soffre di una patologia cronica, di una malformazione organica, di una malattia immunitaria, o se si è anziani.
 Le cifre variano in base alla fonte dei dati. Per esempio in Gran Bretagna sono stati registrati 30 morti su centomila casi e negli USA solo 302 su un milione di casi. Nell’inverno australe (che coincide con l’estate in Italia) in Argentina sono morte circa 350 persone, in Cile 128 ed in Nuova Zelanda 16. Quasi alla fine dell’inverno australe, sinora nel mondo intero si sono avuti 2501 decessi. Per fare un paragone, si calcola che in Spagna, durante un inverno "normale" i decessi per influenza stagionale sono circa 1500-3000.
 La mortalità per influenza A riguarda prevalentemente persone di età minore di 65 anni, in quanto i soggetti di età superiore sembrano avere un certo grado di protezione, a seguito di epidemie passate dovute a virus simili.
 Il 90% dei decessi per influenza stagionale riguarda persone sopra i 65 anni di età, l’influenza A colpisce invece prevalentemente persone di età inferiore (solo il 10% dei casi mortali si colloca nella fascia di età sopra i 65 anni). Ma, in numero assoluto, l’influenza A provoca pochi decessi tra i giovani; negli USA ogni anno muoiono per influenza stagionale circa 3600 persone sotto i 65 anni, mentre finora ne sono morte 324 nella stessa fascia di età per influenza A. In Australia ogni anno per l’influenza stagionale muoiono circa 310 persone sotto i di 65 anni. A inverno ormai terminato, ne sono morte 132 per influenza A, di cui circa 119 sotto i 65 anni.
Perchè allora il panico?
Quanto successo nei Paesi dell’Emisfero australe ci rassicura: l’influenza A semplicemente arriva a colpire (leggermente) molte persone. Eppure i mezzi di informazione hanno creato il panico. E’ un tipico esempio di "invenzione delle malattie" (disease mongering). Non si tratta della prima volta. Nel 2005 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva previsto fino a sette milioni di morti per l’influenza aviaria. Alla fine i morti furono 262. Si tratto’ di un gravissimo errore prognostico?
Secondo una delle maggiori banche di affari del mondo (JP Morgan) l’attuale vendita di farmaci anti-influenzali e di vaccini muoverebbe un giro di oltre 10 miliardi di dollari.
I medicinali funzionano?
Non esiste alcun trattamento preventivo: i farmaci antivirali, Oseltamivir (Tamiflu) e Zanamivir (Relenza), non prevengono la malattia e su individui già ammalati l’azione dimostrata di questi farmaci è di poter accorciare di mezza giornata la durata dei sintomi dell’influenza. Né va dimenticato che gli antivirali possono causare effetti collaterali importanti. Il 18% dei bambini in età scolare del Regno Unito, a cui è stato somministrato l’Oseltamivir contro l’A/H1N1, ha presentato sintomi neuropsichiatrici e il 40% sintomi gastroenterici.
    …E i vaccini?
    I vaccini contro il nuovo virus A/H1N1 sono ancora in fase di sperimentazione. Nessuno è in grado di sapere se e quanto saranno efficaci e sicuri, ma vengono pubblicizzati, con gran clamore. Basta che il virus cambi (per mutazione, o per riassortimento con altri virus) per rendere inefficace il vaccino già messo a punto. Sulla sicurezza sia l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che l’Agenzia del farmaco europea (EMEA) dichiarano necessaria un’attenta sorveglianza. Alcuni vaccini sono allestiti con tecnologie nuove e saranno testati su poche centinaia di bambini e adulti volontari, e soltanto per pochi giorni.
 Il vaccino che meglio conosciamo, quello contro l’influenza stagionale, sappiamo che ha un’efficacia del 33% tra bambini e adolescenti e che è assolutamente inutile nei minori di due anni. Esistono anche dubbi circa la sua efficacia negli adulti e negli anziani.
 Non conosciamo la sicurezza del vaccino per l’influenza A, ma ricordiamo che nel 1976 negli USA fu prodotto un vaccino simile, anche allora con una gran fretta per un pericolo di pandemia, ed il risultato fu un’epidemia di reazioni avverse gravi (sindrome di Guillan-Barrè, una malattia neurologica), per cui la campagna di vaccinazione fu subito sospesa. La fretta non è mai utile, tanto più per fermare un’influenza come quella A, la cui mortalità è così bassa. Conviene non ripetere l’errore del 1976.
Un’altra motivazione a favore della vaccinazione è il cercare di ridurre la circolazione del virus A/H1N1 per diminuire le opportunità di ricombinazione con altri sottotipi. Ma attualmente non esistono strumenti o modelli teorici per prevedere una eventuale evoluzione pericolosa del virus. Sul piano teorico, proprio la vaccinazione di massa potrebbe indurre il virus a mutare in una forma più aggressiva.
 Come curarsi?
 
Per curare l’influenza A occorrono: riposo, una buona idratazione, una alimentazione adeguata, una igiene corretta. Non si deve tossire davanti agli altri senza riparare naso e bocca, bisogna evitare di toccarsi il naso, la bocca, gli occhi, facili vie di accesso dei virus, occorre lavarsi le mani spesso ed accuratamente con acqua e sapone. Non è dimostrato che l’uso di mascherine serva a limitare la propagazione dell’epidemia.
Se decidete comunque per la vaccinazione, vi verrà richiesto di firmare il "consenso informato", una informativa sui rischi. Leggetelo bene, prima di decidere, chiedete informazioni scritte sui benefici e i rischi. Chiedete e chiediamo insieme, per tutti i vaccinati, che sia attivato un programma di sorveglianza attivo, capace davvero di registrare e trattare i gravi problemi di salute che possono presentarsi dopo la vaccinazione. Chiedete e chiediamo che si prevedano risorse economiche per l’indennizzo ai danneggiati.
Chiediamo di non speculare sulla salute e sulla paura.

    Dott. Eugenio Serravalle,
    Specialista in Pediatria Preventiva, Puericultura-Patologia Neonatale
    Pisa 6 settembre 2009

    Per la stesura della lettera ho utilizzato quanto scritto dal Dr J. Gérvas:
    http://www.equipocesca.org/Gripe
    https://mail.sns.it/Redirect/www.equipocesca.org/Gripe_A, paciencia y
    tranquilidad
    http://www.equipocesca.org/wp-content/uploads/2009/08/gripe-a-paciencia-y-
    tranquilidad-9.doc
    https://mail.sns.it/Redirect/www.equipocesca.org/wp-content/uploads/2009/08
    /gripe-a-paciencia-y-tranquilidad-9.doc.
    e la Lettera aperta sulla nuova influenza dell’Associazione Culturale Pediatri.

    Eugenio Serravalle
    autore di Bambini super-vaccinati

    Questo è il link da cui ho copiato la lettera: http://www.bambinonaturale.it/detail.asp?IDN=30344&IDSezione=56

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Babysitter e pacchetto sicurezza

Questa mattina  mentre lavoravo ad un reportage sul Sinodo valdese, Maia è uscita al parco con la nostra carissima babysitter peruviana.

Signora di più di 40 anni che faceva la maestra elementare in Perù ma che ha dovuto venire in Italia pensando di migliorare la sua situazione. Ha regolarmente un permesso di soggiorno ma di ritorno dal parco mi ha raccontato che mentre camminava con Maia nel passeggino che strillava "mamma mamma" perchè voleva tornare con me (ma io ero alle prese con il lavoro al pc a casa) ad un certo punto ha visto un carabiniere o poliziotto (è qui da 2 mesi e non sa riconscerli ancora) e con paura che li facessero qualche problema perchè è straniera ha detto a Maia: "ok torniamo a casa", ha fatto mezzo giro e preso un’altra strada per arrivare ai giardini.

Mia mamma quando io avevo due anni se vedeva qualcuno che rapresentava
le forze dell’ordine si girava da un’altra parte,  vivevamo nella
ditatura uruguaiana

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Kefir d’acqua, ne vuoi un pò?

Ormai ogni volta che Maia beve qualcosa di gassato dice "keffffffir" e questo mi rende molto orgogliosa, lei non conosce la sprite, la limonata in bottiglia, ma conosce quella bibita che sua mamma fa a casa con consapevolezza degli ingredienti utilizzati.

Non avevo mai sentito parlare del Kefir finchè una mamma me ne ha offerto un po’: è una bevanda ricca di fermenti lattici molto buona che si prepara con l’utilizzo di granuli "gelatinosi" (che si tengono in frigo dentro un barattolo chiuso), acqua, limone, zucchero e fichi secchi. Si mette tutto a fermentare e quando i fichi salgono allora è pronta. Più tempo lo si lascia fermentare più alcool avrà, io lo lascio solo finchè salgono i fichi così ne ha meno e Maia può bere tranquillamente.

Si trovano informazioni in internet quindi lascio a voi il piacere della ricerca ma, nel caso siete interessate/i a farlo anche voi a casa (ok fare il boicott alla coca cola ma perchè mai rinunciare alle bollicine? sopratutto quando sono così salutari?) potete scrivermi un commento qui e mi metterò in contatto per darvi un po’ di granuli di kefir. Infatti il kefir non può essere comprato, si riproduce e così viene dato di mano in mano, o meglio da barattolo a barattolo!

A Maia piace molto, e anche alle figlie della mia amica che me lo ha fatto conoscere, per di più è:

Kefir,
prodotto tipico delle regioni caucasiche caratterizzate dalla longevità
dei propri abitanti. Il Caucaso è l’unica regione del mondo dove la
popolazione ha una tale alta quota d’invecchiamento in buona salute.
Questa bevanda, molto simile per principi attivi allo yogurt, ha delle
proprietà terapeutiche molto interessanti e spesso viene usato come
antinfiammatorio naturale e come regolatore della digestione. Inoltre,
ha un ottimo sapore!


Secondo il premio Nobel Metchnicov, il kefir sarebbe in grado di
guarire il catarro delle vie respiratorie, i crampi allo stomaco, le
infezioni intestinali croniche e del fegato, i disturbi alle vie
biliari e alla vescica. Alcune malattie, come la tubercolosi, il
cancro, sofferenze dello stomaco ecc ecc, sono in quel paese
praticamente sconosciute. In Germania, ancora prima della seconda
guerra mondiale, fù il dottor Drasek a constatare i rari effetti
positivi di questo estratto naturale. Esiste un Kefir di latte e un Kefir d’acqua.
Le proprietà terapeutiche e regolatrici del kefir d’acqua sono
superiori a quelle del kefir di latte, meno vicino al gusto di noi
occidentali.  

 Proprietà del Kefir d’acqua Riduci

Le
regioni caucasiche sono uno dei rarissimi posti al mondo dove gli
abitanti vivono fino a raggiungere età molto avanzate, conservandosi in
piena salute ed efficienza fisica. In questi luoghi si conoscono molto
bene e da centinaia di anni gli effetti benefici del
Kefir. Già dalla più tenera età i bambini fanno uso frequente e continuo di Kefir
ed arrivano, da adulti, ad una età media ragguardevole. Alcuni studiosi
di fama internazionale hanno dedicato gran parte della loro vita allo
studio del
Kefir :

  • Il Prof. Drasek, medico tedesco, ha confermato scientificamente l’effetto prodigioso del Kefir ancor prima della grande guerra.
  • Il Prof. Menkiv, studioso di biologia, afferma che gli
    abitanti del Caucaso non conoscono, tra l’altro, la tubercolosi, il
    cancro ed i disturbi intestinali.
  • Il Prof. Ilya Ilyich Metchnikov, premio Nobel, ha appurato che con il Kefir
    si guarisce il catarro delle vie respiratorie, i crampi allo stomaco,
    le infiammazioni croniche intestinali e quelle al fegato, i disturbi
    alle vie biliari e le malattie alla vescica.

Nell’assistenza all’infanzia il Kefir può essere usato come
coadiuvante del latte materno, anche contro allergie cutanee dei
neonati; durante la gravidanza allevia i disturbi femminili al basso
ventre poiché è fortemente anti infiammatorio.
Esistono possibilità d’uso del
Kefir
anche nella cura di : malattie dei nervi, ulcere interne, catarro
bronchiale, sclerosi varie, infarto del miocardio, biliosi, malattie
del fegato, dei reni, dello stomaco, itterizia, diarrea, stitichezza,
anemia, leucemia, allergie varie ed eczemi. Inoltre il preparato è
particolarmente indicato per la regolazione del ciclo mestruale,
durante la convalescenza dopo interventi chirurgici impegnativi e gravi
malattie. L’azione benefica del
Kefir è essenzialmente quella
di evitare la putrefazione nell’intestino delle sostanze ingerite,
precedentemente digerite dallo stomaco.

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Chat, cosa si dicono papà a e mamma mentre lui è in ufficio e lei sopravvive (?) a casa

17:49

<kilia> hola elettrico

<Elettrico> ciao

<Elettrico> come stai?

<kilia> più o meno

<kilia> stanchissima

<kilia> maia è una PESTE

<kilia> siamo tornate a casa
esauste

<kilia> morte di caldo

<kilia> abbiamo aspettato il 3
per 15 minuti

<kilia> poi in quel tram un caldo
da morire

<Elettrico> ma non potevano
accendere l’aria condizionata?

<kilia> tutto a spalla senza
passeggino

<Elettrico> idioti

<kilia> quello è il meno

<kilia> per lo meno ero seduta

<kilia> poi arrivare a casa con
lei a spalla più tutte le borse di maia

<kilia> perchè oggi era l’ultimo
giorno
di micronido

<kilia> e lei che non voleva
camminare

<kilia> arriviamo a casa e subito
sotto la doccia

<kilia> la vesto

<kilia> e dico: "adesso mi
faccio un panino che non ho pranzato e svengo"
(cinque di
pomeriggio)

<kilia> intanto lei va sul
balcone di camera nostra

<kilia> e torna

<kilia> TUTTA

<kilia> COMPLETAMENTE TUTTA

<kilia> PIENA DI TERRA!

<kilia> (aveva svuotato il vaso
delle piante)

<Elettrico> madò

<kilia> adesso mentre ti scrivevo
ha presso la spugna che era attaccata alla scopa e mangiava un pezzo
staccato con i suoi denti
(pezzo sporco)

<Elettrico> vabbè dai io sto
uscendo

<kilia> ah mi dimenticavo: avevo
i tacchi di 10 cm
, più la mia borsa piena di foto da consegnare

<kilia> stacco che c’è mezza
casa da sistemare

 

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Traslocare con bambini

È da un po che non scrivo sul blog,
tra foto di bambini ai nidi e l’ultimo cambio di casa il tempo si è
ridotto moltissimo. Proprio per aiutare ad ottimizzare i tempi è
che scrivo su come organizzare un trasloco quando siamo
genitori.

Per tutte le questioni organizzative
quando abbiamo un bambino bisogna essere molto molto più attente, ci sono alcune situazione che richiedono molta energia e tempo, allora bisogna capire prima
di tutto che non è necessario farcela da soli e che chiedere aiuto
non è soltanto una comodità per noi ma piuttosto una forma di
risparmiare tempo che potremo dedicare ai piccolini che al di là di
tutto aspettano noi, sereni.

Quindi non esitare a chiedere aiuto!
Non esitare a spendere soldi in un imbianchino, che anche se costa e
possiamo farlo noi alla fine viene a costare meno di tutto il delirio
famigliare che può portare con sé una casa nuova.

L’anno scorso abbiamo traslocato con
Maia che aveva 6 mesi. Ci siamo trovati che la casa non era a posto
il giorno che siamo entrati (ma anche usciti dalla casa vecchia), la
proprietaria aveva deciso di fare l’impianto elettrico nuovo e tutte
le parete erano piene di cemento a vista d’occhio, una montagna di materiale in quello
che doveva essere la cucina, una quantità di polvere tale che appena sono
entrata ho iniziato a starnutire e ho dovuto andare via. Ho chiamato
la moglie di mio suocero a chiederle di urgenza di venire a pulire la
casa alle 6 am prima che arrivassero col camion dei mobili. Per cui le
due prime settimane della casa nuova le abbiamo passate in un
appartamento vuoto nello stesso palazzo del nostro che la padrona
“gentilmente” ci ha dato, dormendo tutti e tre in un divano letto
e mangiando per terra cose scaldate con il microonde (contro tutti i
miei principi alimentari),fortunatamente Maia ancora era con allattamento a richiesta. La casa della suocera era piena delle nostre
cose, e forse anche un pò piena di noi. Suocero con malumore che veniva la domenica a imbiancare, il
papà scappando dal lavoro, qualche amico a dare una mano, tanto
sapore di avventura ma che per la situazione non era il caso.

Quest’anno abbiamo traslocato per colpa
di un vicino matto che non ci lasciava vivere, violento che saliva
sul nostro pianerottolo ad strillare se Maia correva per casa…

Ho deciso che questo trasloco avrebbe
presso del nostro tempo il meno possibile (per quanto si può), e
credo sia andata bene (tra altro questa casa è molto molto più
bella e grande dell’altra ed è in un primo piano), ecco come mi sono roganizzata:

  •  
    ho contattato una signora peruviana che mi ha aiutato ad smontare la casa e a fare le scatole (tutto negli ultimi 2 giorni,
    prima ero a fare foto a Roma ma meglio, con una bambina di 20 mesi
    non si può avere la casa in scatole), anche lei poi mi ha aiutata a montare la casa nuova.

  • ho trovato un imbianchino argentino
    (economico) che ha fatto il lavoro mentre la casa nuova era vuota

  • la signora peruviana ha pulito la
    casa nuova e quindi era perfetta per l’entrata di una bambina

  • la babysitter: la nostra adorata
    Mercedes si è tenuta Maia fino al pomeriggio all’uscita del
    micronido.

    Ci sono ancora tante cose da fare ma
    il lavoro di forza, quello che ci lascia morti e senza energie per
    Maia, per lavorare, per pensare a come fare con tutto lo abbiamo
    fatto in squadra, capendo finalmente che da soli non c’è la
    facciamo.

    Consiglio quindi chiedere aiuto, e se
    non ci piace chiedere favori allora risparmiare da altri parti,
    lavorare di più ma pagare a qualcuno che è disposto a farlo e
    quindi aiutarci a tutti a stare più sereni. Non serve essere degli eroi per il mondo, ma è necessario essere degli eroi per i nostri figli, loro hanno bisogno di noi.

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Mamme: anche se sembra impossibile si può

È vero che costa il doppio, triplo,
quadruple di fatica ma si può. E lo voglio dire a tutte le mamme, quelle che allattano e quelle che sono in pieno della maternità: si può, si torna
a fare cose, a produrre. Bisogna
avere pazienza, aspettare il tempo giusto e poi difendere i proprio spazi con spade e tutte le armi
che abbiamo a nostra disposizione, ma si può.

Questa è la prova.

È la stessa mostra che due settimane fa ho portato a Roma per Epicentro Solidale, che continua a girare per aiutare i progetti dei terremotati.

È la mostra che
inauguro sabato prossimo a Torino.

È una prova.

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Ognuno si fa carico delle sue …

Qualche settimana fa sono andata al micronido di Maia a fare
fotografie dei bambini. Ho fatto foto di loro che fanno merenda
(frutta), che giocano e poi in bagno mentre la ormai carissima
Mercedes li cambia i pannolini a tutti e tre, meno a Anna che ormai
non lo usa più (ha 3 anni).

Quando hanno finito ed erano tutti belli (bellissimi) puliti
ognuno ha presso il suo pannolino (Anna ha presso quello di Lucila
che ancora non cammina) e l”hanno portato alla spazzatura! Sono
rimasta stupita ed emozionata di vedere questa fila che aspettava
dietro Mercedes, ognuno con un pannolino in mano, il suo turno per
buttare la "sua produzione" nel secchio.

Da quel giorno qui a casa ad ogni cambio Maia porta il suo
pannolino sporco alla spazzatura, non a quella organica, ma a quella
generale. Lo ritengo una buonissima abitudine, non solo perchè così
inizia a mettere in ordine qualcuna delle sue cose ma perchè credo
sia simbolicamente importante imparare a farsi carico di quello che è
intrinsecamente di ognuno. Come lo sono le responsabilità, gli
errori e i pregi di ognuno di noi.

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Caduta!

Prima o poi doveva succedere, non sta mai mai ferma e non ascolta niente, già va bene che il colpo sulla testa è arrivato a
quasi diciannove mesi, dopo nove di terremoto su due piedi.

Era su una sedia accanto a me che
cercavo di mettere sul mio book fotografico delle stampe colori
quando è letteralmente volata dando la testa per terra. Il pianto è
finito solo quando le ho dato i granuli di arnica che si prende ogni
volta che c’è un incidente con trauma (alcune volte li mettiamo la
crema all’arnica ma le diamo qualche granulo che aiuta in
questi casi). Infatti ha azione antinfiammatoria e controllo
del dolore, noi con Maia abbiamo provato che li fa bene dal momento
in cui quando si fa male è lei stessa ha cercare la crema e con i granuli
smette di piangere!

Ma il problema è cominciato alle cinque
di mattina: ha iniziato a vomitare. Due volte la notte, poi la mattina ha
presso il biberon di latte di riso, più tardi un pezzo di pizza
bianca e ha tenuto tutto, ma dopo pranzo ancora una volta a
vomitare… a quel punto il papà ha voluto portarla in ospedale per
un controllo, che in realtà in caso di vomito qualche ora dopo un
colpo in testa va fatto. Il nostro medico antroposofico, a chi
abbiamo sentito solo dopo andare in ospedale perchè di sabato non è
a studio, ci ha detto che solo con il vomito come sintomo non è
sufficiente per allarmarsi (magari perdita del equilibro, mal di
testa, sonnolenza) e che ci potevamo evitare la lastra. Ma noi ci
sentivamo più tranquilli se la vedeva un medico e poi quando uno è
in ospedale diventa difficile non fare quello che i medici dicono per
cui la lastra gliela abbiamo fatto (io avrei preferito rismarmiarsela) e ovviamente era tutto a posto, Maia
stava benissimo ma aveva l’influenza intestinale e volevano
lasciarla in osservazione, a questo sì mi sono negata e ho firmato
per andare a casa. Sono una mamma convinta che il migliore posto per
mia figlia sia casa sua con tutte le nostre attenzioni, cure, coccole
che rinforzeranno Maia più di quanto lo può fare un ospedale.
Infatti l’ospedale è necessario quando purtroppo non si parla di
osservazione, allora lasciamo il posto libero per quelle difficili
situazioni.

Per cui siamo tornati con un’influenza
intestinale da curare, mangiando riso integrale (poco) e bevendo
latte di riso, appena oggi martedì ha mangiato qualcosa  (tofu), e
la dissenterìa migliora pian pianino. Ha fatto un pochino di febbre domenica,
dorme un po’ più del normale ma già oggi mentre scrivo è ai
giardini sotto casa a giocare con gli altri bambini e con suo papà
che la guarda.

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18 mesi e un terremoto

Sono appena tornata in tempo per il complemese 18 di Maia. Ero in Abruzzo a fare fotografie del terremoto e la sera prima sono saltata dal furgone verso la nostra macchina dove Maia ormai dormiva ma io non smettevo di guardarla e abbracciarla così tanto che l’ho svegliata. Ero stanchissima, tre giorni senza fermarmi un secondo tra macerie e campi, due notti freddissime dove non ho potuto dormire. Ma l’esperienza di allontanarmi di Maia per prima volta più di dodici ore, la certezza di poter uscire al mondo a fotografare ci fatto crescere a tutti e tre.

Essere madre mi ha reso più fragile, più debole. Sapere cosa significa avere un bambino mi ha fatto legare molto con le mamme "terremotate" e loro bambini, e allo stesso tempo non vedevo l’ora di tornare dalla mia bebè che ormai dovrò cominciare a chiamare bambina. Ma cosa ho visto e sentito in Abruzzo ve lo racconto sul mio sito.

I 18 mesi di Maia li festeggiamo con l’indipendenza perchè sua mamma ha potuto andare a lavorare fuori città, perchè ormai Maia parla tantissimo e sa dirti quando ha sete, quando ha la cacca (non sempre è giusto), quando vuole un biscottino, la pizza, il biberon, la banana; ma principalmente sa dirti quando NON VUOLE qualcosa, e purtroppo ci sono dei momenti in cui "non vuole" è la sua parola d’ordine… e non hai quasi più pazienza.

Maia a 18 mesi dorme nel suo letto in camera sua ma continua a svegliarsi due o tre volte la notte. Mangia da sola, nuota quasi da sola, sale sulla sedia rischiando di cadere ma non cade, e la mattina sveglia a sua mamma con un tenero "buen dìa". Capisce le due lingue (italiano e castigliano) ma parla più in italiano, comunque sia la "sua" lingua inventata è in esercizio tutto il giorno, incredibile ma non sta mai mai zitta!

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